Young female landscape designer working in office
“Le piante nel paesaggio e nel verde urbano assumono un significato ed un ruolo sempre maggiore in funzione della loro attività biologica, di arredo estetico e di ricostruzione naturalistica dei luoghi. Lo sviluppo urbano e la modernità trovano nelle piante un forte alleato per contenere e mitigare le forme costruite e ridurre o porre qualche limite alle emissioni inquinanti nell’atmosfera e nel suolo. La vegetazione urbana e nel paesaggio è, quindi, imprescindibile, per una migliore pianificazione del territorio e qualità del vivere dei cittadini, in aree così densamente popolate. Il testo che qui presentiamo vuole essere uno strumento di conoscenza e di lavoro, rivolto a chi si occupa professionalmente delle piante nel contesto urbano e paesaggistico. Il linguaggio tecnico e divulgativo del testo consente un’ampia accessibilità, anche a tutto il pubblico appassionato del verde e desideroso di apprendere tecniche e modalità di gestione moderne delle singole piante ed approfondire argomenti di botanica, vivaistica e paesaggistica”.
Sono proprio le parole dell’introduzione dell’edizione 2022 de Il Millepiante Tekno , in poche righe, a racchiudere l’essenza di questa pubblicazione, ma ancor di più a spiegare il ruolo del Verde nella società di oggi. Ed è proprio al direttore generale Bettini della casa editrice Il Millepiante, con uno sguardo attento e puntuale sul settore, che abbiamo chiesto come si sia trasformato in questi ultimi (e turbolenti) tempi il ruolo dei professionisti del verde e della progettazione, a cui primariamente questo volume si rivolge.
«C’è stata una crescente attenzione verso la progettazione sostenibile degli spazi verdi. I professionisti cercano sempre più di integrare elementi ecologici e di conservazione del suolo nei loro progetti, adottando tecniche come l’uso di piante native e autoctone, la gestione delle acque piovane e l’impiego di materiali riciclati», ci ha infatti raccontato Bettini. «Si è sviluppata una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’input della comunità nella progettazione degli spazi verdi. I paesaggisti e gli architetti cercano sempre più di coinvolgere gli abitanti locali, le organizzazioni comunitarie e altre parti interessate nella pianificazione e nella progettazione degli spazi verdi, per garantire che rispondano realmente alle esigenze e alle aspirazioni della comunità».
Sempre maggior rilievo poi al design bioclimatico: «L’architettura delle aree verdi si concentra sempre di più sulla creazione di spazi che siano adattabili al clima e all’ambiente circostante. Ciò può includere l’uso di vegetazione per la schermatura solare, l’orientamento degli edifici per massimizzare l’illuminazione naturale e la creazione di zone ombreggiate per il comfort termico. I paesaggisti e gli architetti stanno sempre più esplorando il potenziale delle aree verdi per affrontare questioni ambientali e sociali complesse. Le infrastrutture verdi, come i tetti verdi, le pareti vegetali e i parchi urbani, vengono utilizzate per affrontare problemi come l’inquinamento atmosferico, l’infiltrazione delle acque piovane e il miglioramento della qualità dell’aria e della vita urbana. Una tendenza significativa è stata la rigenerazione urbana, che coinvolge la trasformazione di aree industriali dismesse, spazi abbandonati o degradati in parchi, giardini e aree verdi accessibili al pubblico. Gli architetti e i paesaggisti giocano un ruolo fondamentale nella riqualificazione di questi siti, trasformandoli in luoghi attraenti e funzionali».
I professionisti si sono quindi trasformati per meglio rispondere alle esigenze di un settore e di un ambiente in trasformazione. «Rimane fondamentale la corretta gestione delle acque piovane con schemi progettuali che prevedono di sistemi di drenaggio sostenibili, l’uso di pavimentazioni permeabili e la progettazione di spazi verdi in grado di assorbire e trattare le acque piovane in modo naturale», aggiunge infatti Bettini.
Ma oltre al ruolo giocato da giardinieri, manutentori e progettisti, sono anche le piante ad essersi trasformate? Secondo il direttore di Il Millepiante, assolutamente sì: «Le piante hanno la capacità di adattarsi ai nuovi climi estremi attraverso diversi meccanismi. Mentre alcune specie potrebbero faticare ad affrontare i cambiamenti climatici rapidi e intensi, molte piante sono in grado di adattarsi e sopravvivere». E tra i modi in cui le piante si sono adattate ai nuovi climi estremi, ci ha parlato di plasticità fenotipica, migrazione e dispersione delle piante, adattamenti genetici, symbiosi e associazioni benefiche, ma anche del della ricerca operata dall’uomo: «Le piante possono mostrare una plasticità fenotipica, ovvero la capacità di adattare il loro aspetto e il loro comportamento in risposta alle condizioni ambientali. Ad esempio, possono modificare il loro ciclo di crescita, il momento della fioritura e la morfologia delle foglie in risposta a temperature più elevate, periodi di siccità o altre condizioni avverse. Le piante possono spostarsi o dispersarsi in nuove aree in risposta ai cambiamenti climatici. Quando le condizioni diventano sfavorevoli, le piante possono migrare verso aree più adatte al loro sviluppo e sopravvivenza. Questo può avvenire attraverso il movimento delle piante stesse, il trasporto di semi o il supporto di agenti di dispersione come animali o vento. Nel corso di generazioni, le piante possono sviluppare adattamenti genetici che migliorano la loro capacità di sopravvivere e riprodursi in condizioni climatiche estreme. Attraverso processi evolutivi come la selezione naturale, le piante con tratti vantaggiosi per il nuovo clima hanno maggiori probabilità di sopravvivere e trasmettere le loro caratteristiche alle generazioni successive. Le piante possono stabilire relazioni simbiotiche con microrganismi come funghi o batteri che favoriscono la loro adattabilità al cambiamento climatico. Ad esempio, alcune piante formano associazioni mutualistiche con micorrize, fungo che migliora l’assorbimento di nutrienti e l’adattamento al suolo. Oltre a questo c’è la ricerca operata dall’uomo infatti ogni anno è sempre maggiore lo sforzo diretto a selezionare e coltivare specie vegetali resistenti ai nuovi climi estremi. Attraverso il processo di selezione e incrocio selettivo, è possibile sviluppare varietà vegetali che presentano caratteristiche più marcate, come tolleranza alla siccità, resistenza alle malattie o capacità di crescere in condizioni particolarmente calde o fredde, questa ricerca riguarda soprattutto per il mondo delle piante a frutto commestibile».