gravel garden
Andrea Castagnaro, classe 1984, laureato in Architettura del Paesaggio presso la facoltà di Genova nel 2013 dopo un diploma presso l’istituto Agrario Marsano, si è specializzato nel giardino mediterraneo . Si tratta di progetti basati sulle strategie di sopravvivenza delle piante capaci di resistere alle basse temperature e al clima arido, applicando, quando possibile, strategie per realizzare un giardino il più naturale possibile per una manutenzione ridotta al minimo. Una possibilità data solo proprio dalla scelta accurata di specie botaniche, da un’analisi delle complessità del sito e delle necessità del committente.
Il clima che cambia, costringendo i professionisti del verde a ripensare le esigenze di ogni spazio, insieme a un’urgenza che interessa specialmente le riserve di acqua, hanno iniziato a indirizzare a una trasformazione della concezione stessa di giardino. «C’è una sempre maggiore tendenza a ragionare in questi termini», ci racconta infatti Andrea Castagnaro. Ed è proprio in questo contesto che sempre di più diventa popolare il gravel garden.
«Questi giardini imitano gli ambienti mediterranei, ma non solo, dove le piante crescono in condizioni estreme: poca acqua e poca terra, insieme, ad esempio, a forti venti. Se si progetta pensando a specie che possano resistere in contesti come questi, si ottengono poi giardini che non richiedono troppe cure. Il segreto dei gravel garden sta nell’utilizzo della ghiaia, l’elemento principale. Il fondo è molto drenante e non permette ristagno, ed è la ghiaia stessa che consente di trattenere grandi quantità di acqua. L’irrigazione è comunque presente, specialmente in una fase iniziale, quando le radici devono ancora entrare in profondità, ma sicuramente in maniera ridotta rispetto a una progettazione tradizionale. Questo, da un lato, rende i gravel garden semplici da un punto di vista operativo: tanti aspetti non vengono realizzati, proprio come l’impianto di irrigazione, che non è necessario». Le difficoltà, tuttavia, non mancano: «Certamente una scelta di questo tipo impone alcune valutazioni: lo spazio scelto deve essere adatto e bisogna scegliere piante adatte. Il perimetro non è però limitato come spesso si crede. Non solo le piante mediterranee sono adatte, ma in generale varietà che resistano bene al caldo tanto quanto al freddo. Basti pensare che si tratta di giardini molto popolari anche in Inghilterra, dove il clima è mediamente più rigido e non propriamente mediterraneo, mentre alcune delle piante più adatte vengono dall’Australia. Tra quelle che rendono meglio, le specie ricche di olii essenziali o resine: dal timo, ad esempio, al rosmarino».
«Un altro elemento importante per il gravel garden è la biodiversità: si tratta di giardini che puntano proprio a imitare quello che succederebbe spontaneamente in natura. Un modo diverso per i professionisti di approcciarsi alla progettazione. Proprio per questo sono spazi che cambiano moltissimo nel tempo, evolvendosi e trasformandosi con il susseguirsi dei mesi e delle stagioni».
«La spinta verso il giardino mediterraneo si è fatta più intensa negli ultimi anni, e forse anche per questo i gravel garden iniziano ad avere un’accoglienza più ampia. Anche i professionisti specializzati in queste realizzazioni, però, non sono moltissimi. A livello di clientela, invece, qualcosa inizia a muoversi. Le istanze sostenibili sono sempre più presenti anche nel pubblico, dunque un giardino che permette di non sprecare acqua e che rispetti gli equilibri del territorio diventa per molti la scelta più giusta. Su tanti fa poi appiglio il risparmio economico. I gravel garden sono sostenibili anche economicamente, infatti, soprattutto per gli spazi più ampi: permettono di lavorare su grandi aree, con poche risorse».
«Tra i gravel garden a cui sono più affezionato, c’è senza dubbio un giardino realizzato in Toscana. Lì il territorio si adatta bene a questi progetti. In questo caso, si trattava dello spazio di un agriresort, su una superficie di ghiaia molto importante: bisognava quindi tenere conto delle aree che dovevano rimanere accessibili e a disposizione dei clienti», racconta Andrea. «Ho deciso così di creare dei percorsi, dove potessero accedere anche le automobili, abbellendo alcuni angoli ma senza sottrarre spazio. Tra i punti più critici, c’è poi stata la lavorazione del terreno, fondamentale per questa tipologia di interventi. In Maremma ci sono rocche e massi che si estendono nel suolo: questi vanno lavorati, per creare un ambiente accogliente per la vegetazione. Proprio per questo i gravel garden impongono flessibilità al professionista: il progetto può variare, una volta che ci si confronta con la reale conformazione del sito sul campo, rendendo necessario rimanere pronti a variare l’idea iniziale, man mano che si lavora il terreno».