a man cuts a branch of an olive tree using a pruning saw in a plantation in Spain
Un albero alto circa dieci metri e un giardiniere pensionato che, nella potatura, rimane gravemente ferito dalla caduta di un ramo: questa la vicenda da cui prende le mosse la recente sentenza, la numero 10089/2023 della Corte di Cassazione, che ha riconosciuto la responsabilità ai fini civili per lesioni personali colpose gravissime, con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, in capo al proprietario dell’abitazione che aveva affidato l’incarico.
Una decisione che, senza dubbio, porterà a rilevanti conseguenze in caso di affidamento a terzi dei lavori. Fondamentale, infatti, sarà interrogarsi preventivamente sui possibili rischi e, in funzione di questi, rivolgersi a soggetti adatti a svolgere l’intervento, muniti di un’adeguata preparazione professionale ma soprattutto di idonee attrezzature. La responsabilità, in questo caso, nasce dalla scelta ricaduta proprio su un lavoratore inadeguato, un pensionato, assunto in nero.
Il proprietario dell’abitazione e dunque del giardino dove è effettuato l’intervento, e dove poi si è verificato l’incidente, nonché il medesimo ad aver affidato l’incarico, era titolare di una specifica posizione di garanzia, a prescindere dalle concrete modalità con le quali si era verificato l’infortunio, proprio in quanto qualificato come committente. Dopo il ricorso della parte civile, dunque, accolto dalla Suprema corte, si è sottolineato che si trattava di un rischio prevedibile: la pericolosità del lavoro, lo svolgimento in quota e senza l’uso di una piattaforma, da parte di un lavoratore sprovvisto di casco e di idonei sistemi di protezione, che utilizzava tecniche desuete, hanno così costituito una solida base per una decisione in questa direzione.