Gardener mulching with pine bark juniper plants in the yard. Seasonal works in the garden. Landscape design. Ornamental shrub juniper.
Dopo aver parlato di diserbi chimici nelle scorse uscite, iniziamo a vedere quali potrebbero essere le soluzioni meccaniche adatte al controllo delle infestanti. Oggi, in particolare, approfondiremo la pratica della pacciamatura. Il tema è spesso banalizzato, ma una corretta analisi dei materiali e del contesto permette di risparmiare parecchio tempo per la manutenzione, oltre a limitare l’impiego di sostanze chimiche che, come abbiamo visto, sono sempre meno e sempre meno efficaci.
L’utilizzo di materiale pacciamante è sicuramente la soluzione più sostenibile dal punto di vista ambientale, ma può anche essere impegnativa dato che richiede il riporto, in ogni stagione, di uno strato fresco di corteccia, lapillo o altri materiali. Questi strati, infatti, vanno a rimpiazzare la parte che si è ormai naturalmente decomposta. In questi casi rappresenta la soluzione ideale, quando si ha la possibilità di triturare scarti di potature avendo cura di utilizzare materiale sano.Gli scopi della pacciamatura, inoltre, non si limitano al contenimento delle infestanti: devono infatti anche poter agevolare la manutenzione, avere una piacevole resa estetica, durare nel tempo e permettere il passaggio di aria e acqua.
Proprio per soddisfare ogni esigenza, esistono in commercio due gruppi di tessuto:
1) Biodegradabili
2) Non degradabili tra cui: tessuti e nontessuti.
Nel primo gruppo troviamo soprattutto delle stuoie e feltri, che possono essere di vario peso e colore, composte prevalentemente juta, canapa o sisal. Questi composti sono poi anche piacevoli alla vista, dato che le colorazioni sono molto vicine a quelle del terreno. D’altro canto, però, degradano in un periodo di tempo che va da pochi mesi a un anno. Chiaramente più la stuoia è pesante più si allunga la durata nel tempo ma, contestualmente, aumenta il costo e la difficoltà di posa. Questi tessuti sono spesso utilizzati all’interno di aiuole progettate con piante tappezzanti, oppure in parchi naturali che prescrivono l’utilizzo di prodotti “BIO”. In tutte le altre situazioni abbiamo un elevato dispendio economico a fronte di un risultato che richiede sicuramente un numero di interventi molto alto nel tempo.
Il panorama dei prodotti non degradabili offre invece una vastissima scelta, dove il principale attore è un tessuto che viene chiamato agritela (spesso anche antialga o altre diciture specifiche). Un tessuto utilizzatissimo dai vivaisti per la riduzione delle infestanti sotto i vasi appoggiati sul terreno.
Tecnicamente, questo tessuto è composto da due fili incrociati: una trama e un ordito. Questa struttura fa in modo che una forza perpendicolare applicata ai due fili tende ad aprirli, creando un foro e lasciando ampio spazio alla proliferazione di infestanti.
Per risolvere questo problema, si sono così aumentati i pesi e applicati trattamenti superficiali che irrigidiscono il tessuto, rendendolo praticamente impermeabile.
Inutile dire poi che le modalità di posa prevedono accorgimenti, come la bruciatura dei tagli, per evitare che il tessuto sfili e riuscendo a garantire una durata nel tempo che varia molto, in funzione dell’esposizione e della qualità del prodotto.
Nella categoria dei non tessuti, invece, troviamo materiali spesso composti da feltri in poliestere o polipropilene, o un insieme dei due. La colorazione marrone, verde o nuances adatte ai diversi contesti, permettono un buon livello di mimetizzazione. Questi tessuti spesso assorbono l’acqua in modo anomalo, con poche garanzie di durata nel tempo oltre che meccaniche.
Esistono però in commercio non tessuti in polipropilene con diverse caratteristiche, che li rendono particolarmente adatti all’uso in pacciamatura o comunque per il controllo delle infestanti:
In conclusione, insomma, non esistono normative che regolino caratteristiche necessarie per i teli pacciamanti commercializzati. Dunque, la scelta del prodotto più adatto a ciascuna esigenza è spesso un’operazione non priva di difficoltà, specialmente quando ci sono carenze nella fase di manutenzione del nostro spazio, non permettendo un’oggettiva valutazione dei risultati ottenuti.
Enrico Pinali è project manager presso Ipag, con una visione nel mondo del verde pubblico e privato che abbraccia il lato tecnico del settore, insieme a quello commerciale. Nella sua figura si uniscono, così, due aspetti spesso tra loro slegati: una visione d’insieme e una profonda conoscenza del settore, attraverso le quali imparare a leggere gli sviluppi di mercato e intercettare le diverse esigenze e gli obiettivi di ogni progetto. Negli ultimi anni, però, le sue energie si sono concentrate nell’approfondire proprio la tematica delle infestanti, imparando a conoscerle per declinare nel modo più efficace possibile soluzioni e strumenti.